Il potere del cervello: perché la nostra mente ci inganna

Esplora il potere della mente umana e come le nostre percezioni possono essere alterate a causa di meccanismi autodistruttivi.

Giulia Alessi

8/7/20242 min leggere

Possiamo fidarci del nostro cervello? Quello che percepisce la nostra mente è la realtà? Beh a quanto pare no!

Ma non vi spaventate, è perfettamente normale: il nostro cervello è unico, uno strumento affascinante e misterioso, e soprattutto, molto più potente di quanto immaginiamo.

Infatti, ha il potere di modificare ogni esperienza che percepiamo, in base all’emozione che proviamo in quel momento, o anche a causa di eventi passati che plasmano le nostre azioni future.

Questo accade perché la nostra mente vuole farci sopravvivere, ad esempio creando traumi quando viviamo una situazione negativa, facendo in modo che questa brutta esperienza non venga vissuta di nuovo.

La dottoressa Heather Berlin In un articolo di Big Think spiega come il subconscio colga anche il minimo accenno di tristezza e che questo possa influenzare negativamente la situazione che stiamo vivendo in quel momento.

In pratica il subconscio pone dinanzi a noi una specie di velo di Maya che ci fa percepire una realtà alterata e soggettivata dai nostri pensieri. Dunque, ognuno di noi vede il mondo in maniera completamente diversa, ogni avvenimento, ogni frase e ogni parola hanno un significato diverso per ogni persona; per questo capita che non riusciamo a comprendere il motivo che spinge le persone a compiere certe azioni.

Ma la dottoressa ci rassicura dicendo che questo processo può essere controllato, ma solo se ci rendiamo conto di queste tendenze del nostro cervello ad auto sabotarsi.

Vorrei riportarvi la storia dell'elefante e la corda di Paulo Coelho, esempio eclatante di come a volte l’unica persona che ci impedisce di raggiungere i nostri obiettivi siamo proprio noi…


Coelho ci vuole far riflettere su quanto possa essere limitante il nostro cervello, anche quando cambiamo e diventiamo più forti, ci sentiamo comunque piccoli e indifesi.

Rimaniamo legati al passato, senza renderci conto del presente.

L’autostima qui gioca un ruolo fondamentale, possiamo anche essere i migliori in qualcosa, ma se noi stessi non ce ne rendiamo conto, nessun altro lo potrà fare.

Smettiamola di dare peso ai nostri pensieri negativi, perché ci tengono legati ad un manico di scopa, convinti che sia una prigione.

Ancora piccolo, l’elefantino viene legato con una grossa corda a un palo saldamente conficcato nel suolo. Egli tenta di liberarsi più volte, ma non ne ha le forze sufficienti.

Dopo un anno, il palo e la corda sono ancora sufficienti per tenere legato l’elefantino. Egli continua nel suo tentativo di liberarsi, senza riuscirci.

A questo punto, l’animale comincia a capire che la corda sarà sempre più forte, e rinuncia ai tentativi. Quando arriva all’età adulta, l’elefante si ricorda ancora che, per molto tempo, ha sprecato invano energia tentando di liberarsi.

A questo punto, il domatore potrebbe anche legarlo con un filo sottile a una scopa, comunque l’elefante non cercherebbe più di liberarsi.